INTERVISTE NEL CASSETTO: SECONDA PUNTATA FABIANO NANA
1. Iniziamo parlando del tuo passato da atleta: all’inizio degli anni ’90 eri uno dei migliori junior a livello nazionale nel mezzofondo veloce (400, 800 e 1500 metri). Ci vuoi raccontare quel periodo d’oro dell’ADM Melavì Ponte e dell’atletica leggera provinciale?
Ho iniziato a praticare l’atletica leggera all’età di 13 anni tesserandomi per l’ADM Ponte di patron Bruno Gianatti dopo una fase provinciale dei Giochi della gioventù di corsa campestre. Inizialmente si partecipava in forma ludica cercando di acquisire piu’ esperienze possibili con l’obiettivo primario di divertirci. Poi, man mano che gli anni passavano, insieme ai miei compagni di squadra Paolo Mari e Luca Del Pelo ci appassionammo alle gare in pista focalizzando l’attenzione sulle distanze del mezzofondo veloce. Il 13 settembre 1992 riuscii all’Arena di Milano nella categoria junior a conseguire la mia più bella prestazione cronometrica, correndo il doppio giro di pista (800 metri) in 1’52”. Era quello per me un ottimo periodo di forma, infatti pochi giorni dopo riuscii a migliorare il primato provinciale sui 400 metri con il tempo di 50”88. Per me quella fu una grande gioia e soddisfazione in quanto il record precedente durava da ben 26 anni ed era detenuto con il tempo di 51” da un atleta storico della Valtellina: Antonio Carbonera. Per dare un’idea della crescita della mia società, basti ricordare che insieme a Del Pelo, Paolo e Stefano Mari riusciummo a migliorare il record provinciale sulla gara piu bella che si corra in pista (dal mio punto di vista) ovvero la staffetta 4 per 400 metri, abbassando il tempo a 3’32” 70. Poi nel 1993 un brutto infortunio mi tenne lontano dai campi di atletica. Mi ripresentai nel 1994 avvicinandomi ai tempi ottenuti due anni prima, prestazioni che mi permisero, nella stagione 1995/1996, di entrare a far parte del Gruppo Sportivo dell’Aereonautica Militare. L’avventura iniziò bene ma un nuovo infortunio compromise una parte della stagione. Una volta recuperato, iniziai un ciclo di allenamenti insieme ai miei nuovi compagni che mi permisero di abbassare il mio personale sui 1500 a 3’52”. All’attivo ho diversi titoli provinciali e regionali ma per me passavano in secondo piano in quanto nell’atletica leggera quello che conta principalmente sono i tempi e le misure.
2. Parliamo proprio di queste tue imprese: sei riuscito a migliorare primati vecchissimi che appartenevano a pietre miliari della nostra atletica come Carbonera e Giancaterino. Come ci riuscisti? Quali erano le due doti migliori?
Parlare di impresa e’ un po’ troppo, diciamo che ho conseguito in età giovanile dei buoni riscontri cronometrici. Il mio impegno e la mia costanza nel seguire scrupolosamente ogni dettaglio mi ha permesso di raggiugere questi livelli. Per me qualsiasi condizione meteorologica (pioggia, neve, freddo, caldo) non mi spaventava, l’importante era rispettare il mio programma di allenamento. Per far girare le gambe come tu vorresti la cosa principale è la testa. Se questa c’è è un ottimo inizio per riuscire a far bene.
4. Come e con chi ti allenavi?
Il mio allenatore si chiamava professor federale Dario Orlandi. Quando ci siamo conosciuti, ad un raduno estivo a Ponte in Valtellina, subito ho capito che lui poteva essere una persona adatta a me. La sua disponibilità mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di innamorarmi di questo sport. Ci si sentiva al telefono, dato che lui abitava a Saronno, quasi tutte le sere per programmare gli allenamenti e le gare. Il mio primo compagno di allenamenti è stato Paolo Mari, ricordo che il nostro spogliatoi era la sua stanza. La famiglia Mari mi ha sempre accolto come un figlio. Poi quando Paolo decise di dedicarsi ad un altro sport rimasi da solo. Nonostante questo non mi sono abbattuto in quanto avevo l’appoggio della mia società, la fiducia e la stima reciproca col mio allenatore.
5. Come mai hai scelto di dedicarti alla pista anzichè alle corse in montagna che in valle avevano e hanno più seguito?
Da giovane ho praticato tutte le discipline dell’atletica partendo dalla stagione invernale in cui si correvano i cross, alle gare su strada e montagna. Poi, quando mi sono cimentato in pista, mi sono divertito subito fin dalla prima gara. Credo che gareggiare in pista sia fondamentale per una migliore crescita dell’atleta.
6. Il tuo rapporto con un’altra pietra miliare dell’atletica valtellinese: Bruno Gianatti. Cosa ti ha insegnato quando eri un suo atleta?
L’atletica valtellinese deve dire grazie a Bruno Gianatti. Ha ricoperto e ricopre tutt’ora diversi ruoli importanti della Fidal regionale e nazionale.Grazie alla Ponte in fiore, gara internazionale di corsa su strada, ha portato in Valtellina tanti campioni di livello mondiale e ha contribuito a promuovere non solo l’atletica ma anche la nostra Valtellina. Per me conoscere Gennaro Di Napoli e’ stata un’emozione indescrivibile. Belli erano i campi estivi a Ponte a cui partecipano i migliori atleti regionali. Con me è sempre stato disponibile, nei momenti negativi ha sempre avuto per me una frase di conforto e mi ha aiutato tanto a livello psicologico. Gianatti è un grande dirigente dell’atletica valtellinese.
7. A un certo punto però abbandoni l’attività agonistica. Quando e perchè?
Terminato il mio anno di servizio militare nel Centro Sportivo Aeronautico avevo due scelte: la prima consisteva nel fermarmi a Vigna di Valle, a nord di Roma, per continuare a praticare l’atletica, la seconda era quella di ritornare a casa. L’amore verso la mia famiglia e il mio paese mi ha fatto scegliere la seconda soluzione. Ritornare a casa è stata a livello morale e affettivo la soluzione giusta, ma livello sportivo no. Infatti, abituato un anno intero ad allenarmi vicino alla pista di atletica con un gruppo di compagni fantastici, arrivare a Lanzada e non trovare più tutto questo mi ha distrutto psicologicamente ed è così venuta a mancare la mia dote migliore.
8. Ti sei riavvicinato all’atletica leggera come dirigente e allenatore dell’A.S. Lanzada, una bella realtà sportiva che si impegna soprattutto con i giovani. Ci presenti l’attività del sodalizio, che è impegnato non solo nell’atletica, ma anche nello sci?
Decisi di ritornare nel sodalizio sportivo del mio paese in quanto mi piacevano le attività che proponevano. Decidemmo nel 1996 di affiliarci alla Fidal. L’A.S.D. SPORTIVA LANZADA è nata nel 1977 ed è una società polisportiva: tante sono le attività che vengono proposte nel corso dell’anno, soprattutto ai giovani, oltre all’atletica leggera, lo skyrunning, lo scialpinismo, la mountain bike, la bici da strada.
9. Allenare i giovani: tanta fatica, ma anche tante soddisfazioni. Cosa trasmetti a questi ragazzi e cosa ti trasmettono loro?
Per me lo sport è uno strumento di formazione educativa, morale e sociale oltre che fisica, uno strumento per tenere lontani i ragazzi dagli esempi negativi. Cerco di trasmettere loro questo, facendogli capire che nello sport bisogna imparare a fare fatica, senza preoccuparsi della vittoria o del podio, ma cercando di migliorarsi dando il massimo delle proprie capacità. La parola “fatica” al giorno d’oggi può essere vista come una parola difficile da comprendere, ma se viene proposta sotto forma di gioco, dove si imparano ad affrontare le difficoltà, si allenano le varie capacità quali la forza, la coordinazione, la destrezza che sono la basi per lo sviluppo di un ragazzo. Loro mi trasmettono tanta allegria, mi sembra di ritornare a quando ero atleta e soprattutto grazie a questi fantastici ragazzi sto crescendo sia a livello di uomo che di tecnico.
10. Vogliamo sbilanciarci a descrivere i talenti dell’A.S. Lanzada (Andrea Della Rodolfa, Rosita Moretti, Ester Giordani, altri…)?
Sono ancora giovani per sbilanciarsi. Sono atleti come anche altri del mio gruppo che se continueranno ad avere passione e amore per questo nostro sport, senza l’assillo dei risultati, potranno nei prossimi anni fare buone cose
11. Il “problema” dell’atletica leggera su pista in provincia di Sondrio: una disciplina che purtroppo ha un livello tecnico, escludendo il mezzofondo, molto basso. Quale secondo te la ricetta per riportare ai fasti di un tempo la regina degli sport anche qui da noi?
A livello di mezzofondo giovanile abbiamo in provincia di Sondrio un bel vivaio. Ce la caviamo nella velocità e nel salto in lungo. Questo grazie oltre agli atleti, agli ottimi tecnici che li stanno facendo crescere in modo ottimale. Tra questi giusto è ricordare Roberto Tonucci, Gianni Fransci, Raffaella Riva, Alberto Rampa, Fabrizio Sutti… e tutti gli altri delle altre società. A livello di concorsi facciamo molta fatica ad emergere perché manca la passione, ma soprattutto la formazione di noi tecnici. Credo che se iniziassimo a lavorare sul campo con i ragazzi su queste specialità affiancati dai Fiduciari regionali che hanno un bagaglio tecnico elevato, sicuramente anche in Valtellina potrebbero emergere talenti nella marcia o negli ostacoli o nelle altre discipline tecniche.
12. E per concludere….il tuo sogno nel cassetto.
Innanzitutto una speranza: che i miei due record provinciali dei 400 e della 4 per 400 vengano battuti! Sarebbe un segnale di ulteriore crescita dell’atletica valtellinese.
A livello personale, spero di poter continuare ad allenare cercando di crescere dal punto di vista tecnico. Un piccolo sogno nel cassetto, e credo che il gruppo della Sportiva Lanzada se lo meriti, sarebbe quello di non doverci più spostare a Sondrio per gli allenamenti in pista, ma di rimanere in Valmalenco.
CURRICULUM SPORTIVO
Detentore del primato provinciale sugli 800 metri (1’52”); detentore con Del Pelo e i fratelli Mari del primato provinciale nella 4×400 (3’32”70); primato personale nei 1500 metri (3’52”).
Premiato dal Panathlon come migliore atleta nel 1992
Premiato dalla Fidal Sondrio come miglior tecnico nel 2010.
Data intervista: giugno 2011
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